Il miglioramento della qualità dell’aria tramite il verde pensile

Relazione tra inquinamento e mortalità da Covid-19

Ci sarebbe una correlazione tra l’inquinamento da polveri sottili e la mortalità da coronavirus. All’aumento di appena un microgrammo per metro cubo di pm 2,5, cioè le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 micrometri (μm), corrisponderebbe un aumento del 15% del tasso di mortalità del virus Sars-Cov-2. A rilevarlo è uno studio dell’Università di Harvard i cui risultati ottenuti sono statisticamente significativi e robusti. Ci stiamo abituando, in queste settimane, a vedere foto di panorami idilliaci e cieli tersi, svuotati dagli esseri umani e soprattutto dall’inquinamento a causa dello stop quasi totale delle attività produttive: ebbene, la diminuzione delle polveri sottili nell’aria potrebbe essere non solo una conseguenza positiva del corona virus, ma anche e soprattutto ciò che potrebbe salvarci la vita. Ecco perché si legge proprio nelle conclusioni della ricerca che è importante aumentare gli sforzi per fermare l’inquinamento da polveri sottili, per proteggere la salute del genere umano durante, ma anche dopo la crisi della Covid-19. Cosa si può fare? Come possiamo contribuire?

Le coperture sono un luogo ideale per ridare alla natura le superfici perse

Nel contesto contemporaneo dove l’urbanizzazione e la corsa allo sviluppo hanno modificato il clima e dove le superfici naturali hanno lasciato il posto a quelle cementificate, vi è la necessità di intervenire con provvedimenti mirati al raggiungimento di una condizione più salubre e sostenibile. In particolare, la complessità del processo di risanamento della qualità dell’aria delle città obbliga ad avvalersi di tutti gli strumenti disponibili. Tra questi, i meccanismi di abbattimento degli agenti atmosferici inquinanti da parte della vegetazione collocata in copertura, non appaiono oggi ancora adeguatamente riconosciuti e valorizzati: infatti fra le diverse funzioni (qualificazione estetica, ricreazione, ombreggiamento, regimazione delle acque) che vengono attribuite alla vegetazione, che nelle città potrebbe ricollocarsi in assenza di spazi al suolo sulle coperture, la capacità di rimuovere inquinanti atmosferici nell’aria da parte degli apparati fogliari è forse la meno considerata. Una città senza la presenza di infrastrutture verdi risente maggiormente dei fattori inquinanti, i vegetali interagiscono con l’atmosfera terrestre giocando un ruolo attivo negli equilibri della composizione dell’aria. Alle piante si può associare indubbiamente il compito di assorbire anidride carbonica (C02) dall’atmosfera e rilasciare ossigeno (O), ma ad esse bisogna anche attribuire ulteriori benefici meno noti ma altrettanto importanti come la filtrazione dei particolati solidi in sospensione derivanti dalle attività antropiche, l’assorbimento di sostanze gassose, la fotosintesi clorofilliana e la fissazione dei batteri nell’aria.

Come la vegetazione agisce e migliora i contesti in cui è presente

Le specie vegetali pertanto hanno un potere mitigante rispetto agli inquinanti e si distinguono tra di esse per differenti ‘’specializzazioni’’:

  • Riduzione degli inquinanti presenti in atmosfera tramite il rilascio di particolari composti organici volatili (VOC - volatile organic compounds) utili alla sopravvivenza della specie e responsabili del caratteristico profumo della pianta. Queste sostanze rivestono un ruolo fondamentale nella chimica atmosferica, contribuendo alla rimozione dell’ozono troposferico presente negli strati più bassi dell’atmosfera.
  • Abbassamento dei livelli di inquinamento atmosferico attraverso il meccanismo fisiologico della fotosintesi, grazie al quale i composti nocivi sono eliminati tramite assorbimento e successivo metabolizzazione.
  • Cattura delle polveri ultra fini (PM10, PM5, PM2,5), tramite peli, rugosità e cere della superficie fogliare che funzionano come un filtro biologico. Col tempo e con le precipitazioni meteoriche tali sostanze vengono dilavate al suolo, dove perdono il proprio potenziale dannoso, sia per l’uomo che per l’ambiente. I fattori che influiscono sulla capacità del verde nell’imprigionare i particolati sono la tipologia, la dimensione, e la forma della foglia.
  • Fenomeno del fitorimedio, consistente nell’estrazione dal suolo dei composti inquinanti per accumularli nelle radici e nelle foglie o nella biodegradazione dei contaminanti organici dei terreni sfruttando la sinergia con i microrganismi presenti intorno e all’interno delle radici, che determinano la cosiddetta fitostabilizzazione.
  • Processo della fitodepurazone, esplicato nella cattura e stabilizzazione/demolizione degli inquinanti delle acque.


Le piante quindi non sono un elemento statico, ma interagiscono con l’atmosfera. Quest’ultime avvengono secondo due modalità distinte:

  • In modo diretto, ne fanno parte tutte le modalità sopra citate, che sfruttano le caratteristiche intrinseche, fisiologiche e processi naturali di vita, per abbattere, assorbire e neutralizzare gli inquinanti.
  • In modo indiretto, agendo come entità fisica, ovvero come ostacolo sulle velocità del vento e sulle turbolenze atmosferiche, influenzando quindi la concentrazione locale degli inquinanti.